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Chi sono i congiunti? Come calcolare i parenti e gli affini ai sensi del DPCM del 26 aprile

Scommetto che seguendo l’onda degli ultimi eventi vi sarà capitato almeno una volta di domandarvi: ma chi diavolo sono i congiunti? E come faccio a calcolare quali sono i miei parenti? Sapevate ad esempio che un cugino di primo grado in realtà è un parente di quarto grado e che i figli del vostro cugino di secondo grado non saranno più vostri nipoti?

Era un cruccio che m’interessava già da prima, ma da quando tutti stanno lì a chiedersi se hanno sufficienti congiungi a cui far visita, ho pensato che l’argomento potrebbe interessare anche voi.

Nel DPCM del 26 aprile si parla di “parenti fino al sesto grado (come ad esempio i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado”. Ma che vuol dire?

Per rispondere a questa domanda, sono andata alla ricerca della “dizione” contenuta nelle «norme sulla parentela e sull’affinità», e cioè nel Codice Civile, libro 1, articoli 74-78, dove i legislatori con grande capacità di sintesi hanno impiegato parole e concetti per spiegare chi è parente e chi non lo è. Ma siccome è tutto molto più complesso del previsto, cominciamo… per gradi (non di parentela).

I parenti.

Nell’articolo 74 del Codice si legge:

La parentela è un vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite.

(Codice Civile, Art. 74).

Ora non immaginate lo stipite della porta, anche se personalmente è la prima cosa che mi è venuta in mente.

Lo stipite, o meglio, la cellula stipite, è in biologia la cellula generatrice di una serie di cellule. In botanica con questo termine si indica un organo con funzione di sostegno ma senza ramificazioni, come il gambo del fungo. Si parla quindi più in generale di un qualcosa che dà vita o sostegno a qualcos’altro. Lo stipite di una porta o ad esempio, anche detto piedritto o spalla, dà sostegno all’architrave. Insomma, lo stipite regge una qualche struttura, che sia muraria, biologica o parentale.

Il capostipite di una famiglia è un personaggio da cui discende un’intera genia. Però forse «capostipite» sembrava un termine troppo leggendario. Soprattutto da un capostipite discendono persone che ad un certo punto, almeno legalmente, smettono di essere parenti tra loro. Come precisa infatti la normativa (Codice Civile, Art. 77), il vincolo di parentela si ferma al sesto grado con esclusione dello stipite. Anche se risaliamo indietro nel tempo ai nostri antenati. Quindi i vostri trisavoli vi sono parenti fino a sei generazioni fa.

Ma cosa significa tutto questo?

Calcolare le parentele.

Immaginate che ogni membro della famiglia sia l’anello di una catena. Ogni anello è incrociato con un altro che a sua volta è incrociato con un altro e con un altro ancora. L’anello centrale di questa catena è lo stipite. Solitamente si tratta di un genitore o di un nonno, da cui ha avuto origine la discendenza.

Tra voi e vostro fratello, lo stipite è vostra madre o vostro padre. Tra voi e vostro cugino lo stipite è vostro nonno, o vostra nonna. Lo stipite in sostanza è il parente più vicino che funge da collegamento tra due persone. Se intendete ogni persona con un insieme, lo stipite è l’intersezione degli insiemi.

Per capire se siete parenti di qualcuno oppure no, contate gli anelli della catena che vi separano. Tolto lo stipite siete parenti se rientrate nel numero di sei persone.

Facciamo un esempio: io e mio fratello. Il legame tra noi è: da me a mio padre a mio fratello. Togliete lo stipite, cioè mio padre, e rimanete in due. Il vostro legame è di secondo grado.

In tal senso la lingua comune è molto fuorviante. Si è infatti soliti parlare di cugini di primo e di secondo grado e si potrebbe quindi pensare che abbiamo fino a sei gradi di cugini, ma non è così. Se infatti tra voi e vostro fratello passano due gradi di parentela, tra voi e vostro cugino ne passano naturalmente quattro. Come fare a calcolarlo?

Prendiamo l’esempio del vostro cugino da parte di madre. Lo chiameremo Pino. In questo caso il rapporto è tra voi e vostra madre, tra vostra madre e sua madre (cioè vostra nonna), da vostra nonna a vostro zio, da vostro zio a Pino. Togliete la nonna che è lo stipite e scoprirete che tra voi i gradi sono quattro. Ogni persona equivale ad un grado.

Vien da sé che se i cugini di primo grado in realtà sono di quarto, quelli di secondo grado sono… di sesto. Ed è lì che si arresta la parentela. Se vostra madre ha un cugino e quel cugino ha un figlio, voi e il figlio del cugino di vostra madre siete gli ultimi parenti legalmente riconosciuti. I vostri rispettivi figli non vi saranno più parenti, anche se tra voi può esistere comunque un rapporto di vicinanza, dovuto al fatto che vi conoscete.  

Tenete conto che tutto questo vale sia per i figli interi al matrimonio, sia per i figli esterni, sia per i figli adottivi. Ma non sussiste nel caso di adozione di persone maggiorenni.

Tipi di parentela.

Questo giochino è utile a calcolare qualsiasi rapporto di parentela. La legge riconosce due linee parentali: la linea retta e la linea collaterale (Codice Civile, Art. 76). Per linea retta si intende la parentela in senso verticale, che si muove di padre in figlio e di figlio in padre. Voi, vostra madre, vostra nonna e la vostra bisnonna siete parenti in linea retta. Perché l’uno ha generato l’altro.

La linea collaterale è quella che include persone che non sono legate da vincoli filiali, e cioè che non sono state generate le une dalle altre. Voi e vostro fratello ad esempio. O voi e i vostri zii. Siete parenti, ma non discendete gli uni dagli altri.

In entrambi i casi vige la regola dei sei gradi.

Precisazioni linguistiche.

Risalendo indietro nel tempo, rispetto quindi ai vostri nonni e bisnonni, voi siete i discendenti. Di conseguenza, avanzando dal passato al presente, i vostri nonni sono i vostri ascendenti. E voi sarete gli ascendenti dei vostri nipoti e bisnipoti. Ma questo non ha nulla a che vedere con gli ascendenti zodiacali.

Gli affini.

Chi sono allora gli affini?

Come dice la legge:

L’affinità è il vincolo tra un coniuge e i parenti dell’altro coniuge.

Codice Civile, Art. 78.

Cioè gli affini sono quelli che in gergo si chiamano “parenti acquisiti”: i parenti del vostro coniuge. Anche in questo caso vige la regola del sei: i parenti del vostro coniuge sono vostri affini fino a sei gradi di parentela; il computo insomma è lo stesso. 

Per la legge l’affinità è valida dal matrimonio in avanti, anche nel caso di morte del coniuge o nel caso di divorzio. Viene annullata solo se il matrimonio è dichiarato nullo, ma attenzione: il matrimonio nullo e il divorzio sono due cose diverse. Il matrimonio può infatti essere dichiarato nullo, e cioè inesistente, in alcune particolari situazioni, come la mancata consumazione dello stesso.

Marito e moglie.

E moglie e marito?

La cosa buffa in tutto questo intreccio di parentele è che legalmente le uniche due persone non ritenute parenti sono proprio moglie e marito. A meno che non abbiate sposato un vostro cugino.


Disegni originali: Aurora Masciulli.

Consulenza in materia: Avv. Antonio Volpe del Foro di Chieti, email: avvantoniovolpe@gmail.com.

Fonti:

http://www.governo.it/it/faq-fasedue

https://www.ipsoa.it/codici/cc/l1/t5

http://www.treccani.it/enciclopedia/stipite/

Ventinove anni e un nome insolito. Ho cominciato a scrivere storie poco più tardi di quando ho cominciato ad ascoltarle, prima da mia madre, poi da mia nonna, poi da chiunque ne avesse una da raccontare.

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