Attualità

La scuola dopo il Covid-19: se l’errore c’è, dov’è?

L’ultima è di meno di 24 ore fa: “abbiamo sviluppato un software che misura le dimensioni delle aule scolastiche”. Prescindendo da quel “abbiamo”, nemmeno avesse partecipato di persona, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sembra essersi dimenticata dell’esistenza delle planimetrie, che saranno anche cartacee, analogiche e vetuste, come ama ripetere, ma ci sono da decenni. La propensione della ministra alle gaffes ricorda una sua illustre predecessora, Maria Stella Gelmini con il suo “tunnel di neutrini” (sic!) che passava sotto al Gran Sasso.

Per tacere poi della confusione che hanno generato le sue intempestive dichiarazioni sul reclutamento docenti nei prossimi anni. In pieno lockdown, la ministra è apparsa in TV a fianco del presidente del Consiglio cospargendosi il capo di cenere per una colpa non sua: l’impossibilità di riapertura delle graduatorie di terza fascia, non esistendo all’epoca un sistema informatico in grado di gestirla. Detto fatto, il dietrofront è arrivato dopo pochissimo tempo, il tempo però di inimicarsi un’intera categoria lavorativa, quella dei docenti precari.

Docenti precari che hanno atteso il bando di due concorsi, quello straordinario e quello ordinario, che fino all’ultimo hanno avuto caratteristiche evanescenti e fumose, generando una fuga di notizie indegne di un Ministero (ad oggi non si conosce la data delle prove del concorso ordinario, la cui scadenza è il 31 Luglio). Un’altra dichiarazione (questa non vera) riguardava i “50.000 nuovi insegnanti” che nuovi non sono, avendo molti di loro già alle spalle contratti annuali di supplenze. Non si tratta di nuove assunzioni, ma di stabilizzazione del personale, che suona evidentemente meno propagandistico, ma corrisponde più a verità.

Così come forse col senno di poi si poteva evitare di comunicare agli alunni di tutta Italia che non sarebbero stati bocciati: quel poco residuo di impegno che la Didattica a Distanza ha conservato negli alunni in difficoltà è andato a farsi benedire. Didattica a Distanza per la quale il Ministero ha fornito poche e scarne linee guida, lasciando ai Presidi (e più spesso ai Docenti) il compito di selezionare e gestire le piattaforme, gli orari e i metodi, col risultato di generare disparità educative già aggravate dall’utilizzo di dispositivi informatici la cui disponibilità nelle famiglie svantaggiate è scarna o inesistente.

Dopo tutto questo però, è doveroso porsi una domanda: ma la Azzolina, nel concreto, cosa ha sbagliato? Quali sono stati gli errori materiali della gestione dell’epidemia? Perché a ben guardare in realtà di errori madornali se ne son visti pochi, e sono tutti comunicativi.

La decisione di chiudere le scuole (e tenerle chiuse fino alla fine dell’anno) è stata corretta. Coloro che hanno insistito sulle riaperture, preoccupandosi giustamente, non hanno evidentemente contezza della differenza infrastrutturale fra le scuole italiane e quelle del resto d’Europa dove la didattica è ripresa, seppur a bocconi (Francia, Svezia, Germania). Aule fatiscenti, strette, mal arieggiate; sovraffollamento e mancanza di spazi alternativi sono caratteristiche che si sposano molto male col distanziamento sociale che sarebbe richiesto da una recrudescenza dell’epidemia di Covid-19, e in mancanza di alternative valide e veloci l’unica soluzione è chiudere, fosse anche solo per mettere di fronte alle proprie responsabilità una classe politica che sull’edilizia scolastica sbraita e strepita per poi allontanarsi fischiettando.

Bandire concorsi in pandemia non sarà un’idea geniale da un punto di vista gestionale e organizzativo, ma è l’unico modo di riportare in aula i ragazzi, perché le carenze di organico, specie nel Nord Italia, sono note.

Lo stanziamento di un miliardo, annunciato in pompa magna, non sarà sufficiente, ma è certamente meglio del taglio di 8 Miliardi propugnato negli ultimi tre anni (2009-2011) dell’ultimo governo Berlusconi e sponsorizzato dalla Ministra Gelmini, unico caso al mondo di Ministero che approva i tagli al suo settore di competenza.

Certo è che una Ministra dell’Istruzione dovrebbe avere il polso un po’ più fermo, ed evitare di fare dichiarazioni poi smentite dai fatti (e meno male che vengono smentite). Non sappiamo come sarà la scuola post-Covid19, ma abbiamo un’idea molto chiara e forse banale su come non debba essere: quella che è stata negli ultimi 20 anni.

Trent'anni e innumerevoli passioni, tutte noiose. Scrivo di libri, di attualità, e di libri che parlano di attualità, ma solo con penne stilografiche.

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