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Chi era davvero Ragnar Lothbrok: la vera storia dietro Vikings

Conosciuto con l’epiteto «Loðbrók», che letteralmente vuol dire “brache pelose”, Ragnar è stato tramandato a seconda delle versioni come un re leggendario o un capo militare vissuto tra la Svezia e la Danimarca nella seconda metà del IX secolo. Almeno cinque personaggi citati ora dalle cronache medievali ora dalle saghe vichinghe, portano questo nome o varianti dello stesso. Se si sia trattato di un personaggio reale oppure no resta dunque, anche per gli storici, un vero mistero.

Le fonti più note a parlare di Ragnar Lothbrok sono le saghe islandesi del XIII secolo, ma un omonimo jarl danese compare anche nelle Gesta Danorum, tra le più importanti opere storico-letterarie della Danimarca medievale. Non solo: un ipotetico Reghnall è citato anche negli Annali irlandesi e secondo la tradizione alcuni capi militari della Grande Armata Danese, che nell’865 invase l’Inghilterra, avrebbero avuto un comune padre chiamato proprio Ragnar Lothbrok.

Ragnar non sarebbe peraltro il solo personaggio della serie a presentare antecedenti storici o letterari: tra le cronache e il mito compaiono anche nomi come Ivar il Senz’ossa, Bjorn la Corazza, Sigurd Occhio-di-serpente, Hvitserk e Ubbe, tutti già al principio figli «famosi» del grande eroe, e con loro la regina Aslaug, Lagertha, re Orik e re Harald. Re Aelle, re Ecbert, il conte Oddone e Rollo, sarebbero invece stati ispirati da altr’e tanti personaggi storici reali vissuti tra il IX e il X secolo.

Ragnar nelle saghe islandesi. 

La fonte principale della vita e delle gesta di Ragnar è La Saga di Ragnar Lothbrok (Ragnarssaga loðbrókar), scritta nel XIII secolo e appartenente al genere delle “saghe leggendarie” islandesi (Fornaldarsögur): opere ambientate in Scandinavia negli anni che precedono la colonizzazione dell’Islanda, avvenuta dopo la metà del IX secolo, e che raccontano le origini mitiche di alcune storiche famiglie scandinave, concludendosi spesso con la morte del loro stesso capostipite. 

Si aggiunge a questa una seconda fonte leggermente successiva: Il racconto dei figli di Ragnar, che rielabora e approfondisce la storia, presentandoci Ragnar come figlio del potente Hring, re di un grande territorio compreso tra la Svezia e la Danimarca. 

In entrambe le versioni, il giovane Ragnar è un promettente guerriero, «magnanimo coi suoi uomini e crudele coi suoi nemici» (dalla Saga), che si appresta a compiere la prima di molte eroiche gesta: uccidere un temibile lindworm per vincere la mano di una nobile fanciulla.

La vicenda del lindworm e l’astuzia di Aslaug.

Viveva al tempo a Gotland uno jarl di nome Herraud. Herraud era vassallo della famiglia di Ragnar e aveva una figlia chiamata Thora. A lei, lo jarl suo padre aveva donato un cucciolo di serpente, che la ragazza aveva tenuto in una scatola fino al giorno in cui l’animale era cresciuto così tanto che le sue spire avvolgevano ormai il pergolato della dimora e nessuno osava avvicinarsi, se non i servi che lo sfamavano. Il grosso serpente divorava un bue ogni giorno e il popolo ne era terrorizzato, al punto che lo jarl decise di annunciare solennemente che chiunque fosse stato in grado di ucciderlo avrebbe ricevuto la mano di sua figlia Thora.

Re Ragnar, succeduto sul trono di suo padre, ricevette la notizia e s’imbarcò verso a città. Per abbattere il mostro indossò un paio di brache pelose, che gli valsero il soprannome di “Lothbrok”, “brache pelose” appunto: i suoi abiti erano stati trattati con sabbia e catrame e l’eroe recava con sé una grande lancia e una spada. Raggiunse il serpente e non appena questo provò a colpirlo con le sue zanne avvelenate, Ragnar gli corse incontro e conficcò la lancia nel suo cuore. 

Sposò allora Thora e lei gli diede due figli, Eirik e Agnar. 

Thora morì qualche tempo dopo e Ragnar, distrutto dalla sua perdita, cercò di distrarsi partendo per mare. Si fermò con i suoi uomini sulle coste della Norvegia e qui venne a sapere di una fanciulla di indicibile bellezza chiamata Kraka. Il suo vero nome era tuttavia Aslaug e si trattava della figlia di Sigfrido e della valchiria Brunilde, che in seguito alla morte dei genitori era andata a vivere sotto mentite spoglie, ancora bambina, presso una famiglia povera. 

Ragnar, desideroso di conoscerla, chiese che lei si presentasse «non vestita, non nuda; non sazia, né digiuna; e se non da sola neanche accompagna da uomo alcuno».

Lei, accentando la sfida, giunse vestita di una rete, mangiando un porro e scortata da un cane. Ragnar rimase affascinato dalla sua scaltrezza e decise di prenderla subito in moglie. Lei però lo implorò di non consumare il matrimonio nelle prime tre notti di nozze, perché ne sarebbe nato un figlio deforme.

Ragnar non le diede ascolto e dalla loro unione Kraka generò un bambino storpio, privo delle ossa delle gambe: il suo nome era Ivar e venne soprannominato il «senz’ossa».

Prima di procedere con la storia, mi fermo un momento per far il punto della situazione e confrontare la storia contenuta nelle saghe con quella della serie TV. Tolta la prima moglie, Thora, e tutta la vicenda del lindworm, la parte dell’incontro di Ragnar e Aslaug è praticamente la stessa: anche nella serie Aslaug è figlia di Sigfrido e Brunilde, benché riveli sin da subito la sua identità. Ragnar viene a sapere di lei dai suoi uomini, nel corso di un viaggio per mare. La prima volta in cui la donna appare è nuda e la sua bellezza è inenarrabile. Ragnar la prende come seconda moglie, anche se con qualche differenza, e lei dà alla luce un figlio deforme, chiamato “Ivan il senz’ossa”.

Nella serie Ivar è l’ultimo dei figli di Ragnar, non il primo, ma le sue caratteristiche sono per il resto identiche: il ragazzo è molto astuto e sopperisce al proprio handicap la scaltrezza e una certa saggezza. Il suo concepimento avviene in modo molto simile: Aslaug chiede a Ragnar di non giacere con lei nelle successive tre notti, ma lui non le dà ascolto.

Non c’è almeno in queste saghe traccia di Lagertha, che secondo la serie TV sarebbe la prima moglie di Ragnar; ci sono però tutti gli altri figli, che l’eroe avrebbe generato insieme alla stessa Aslaug.

La leggenda dei figli di Ragnar.

Negli anni che seguirono la nascita di Ivar, dall’unione di Ragnar e Kraka nacquero tre figli: Bjorn «Ironside», Hvitserk e Sigurd Occhio-di-Serpente. Fu l’arrivo di quest’ultimo a rivelare l’identità di Aslaug, che Ragnar aveva a lungo creduto una semplice contadina: per distogliere il marito dal ripudiarla e prendere come terza moglie la figlia del re di Svezia, Aslaug predisse infatti l’arrivo di un quarto figlio che portasse nell’occhio il serpente ucciso da suo padre Sigfrido. Ne nacque allora un bambino con una pupilla a forma di serpente, il quale fu appunto detto «Sigurd Snake-in-the-Eye».

Diventati grandi, i figli di Ragnar iniziarono a soffrire la fama grandiosa del re loro padre. Ivar, che era il terzo, convinse i fratelli più giovani a seguirlo in guerra in Danimarca, mentre i figli più grandi, Eirik e Agnar, raggiungevano Uppsala, in Svezia, per rimuovere dal trono il re del luogo. 

A Ragnar l’insubordinazione dei figli non piacque e si allontanò a guerreggiare oltre il Baltico con la propria armata. La situazione tuttavia precipitò: il sovrano di Uppsala sconfisse e uccise Agnar ed Eirik e i quattro fratelli rimasti, con l’appoggio della madre Aslaug, radunarono un grande esercito, navigarono fino a Uppsala e distrussero le difese del re del luogo. Tutti seppero di questa grande vittoria e la fama dei figli di Ragnar crebbe

L’eroe, ancora lontano dalla patria, venne a sapere che i suoi figli avevano ottenuto la vendetta senza di lui e non ne fu contento. Rientrato a casa, annunciò ad Aslaug che avrebbe compiuto un’impresa più grande, che superasse per fama quella dei suoi stessi figli: conquistare l’Inghilterra, che nessun vichingo prima di allora era riuscito a conquistare.

Era l’inizio della fine di Ragnar Lothbrok.

Due navi salparono dalle coste scandinave con centinaia di uomini, ma naufragarono prima di raggiungere le coste inglesi. Si salvarono solo Ragnar e la sua ciurma, che iniziarono a razziare ovunque andassero. Re Ella governava la Northumbria e appena seppe delle razzie, comandò ai suoi uomini di marciare contro Ragnar e distruggerlo.

L’eroe sopravvisse alla battaglia, aiutato da una magica camicia di seta che Aslaug gli aveva donato prima di partire, ma gli uomini di Ella lo catturarono. Il re, che lo aveva osservato combattere, comandò allora di spogliarlo e farlo calare in un pozzo pieno di serpenti: privato della camicia, Ragnar morì sopraffatto dal veleno delle serpi. 

Appena i suoi figli seppero della sua scomparsa, partirono per mare e raggiunsero le coste della Northumbria. Guidati da Ivar, che ordì un astuto piano per ingannare il re, i figli di Ragnar riuscirono finalmente a catturare Ella e a vendicare la morte del loro padre, infliggendo al suo uccisore la più dolorosa delle condanne: l’aquila di sangue, che secondo le leggende prevedeva il taglio della schiena e la divaricazione di tutte le costole retrostanti

Anche in questo caso le somiglianze con il telefilm sono parecchie: la morte di Ragnar, la distanza da casa dell’eroe per tutto il tempo in cui i suoi figli crescono – come nella serie non ci sono accenni nella saga a ciò che accade a Ragnar in questo lasso di tempo. Identica è la fine di re Ella, prima della quale si svolgono eventi che al momento ho tralasciato ma che vedono, ad esempio, Ivar schierato nella città di York.

Vale poi la pena di spendere due parole sulla morte di Ragnar nel pozzo dei serpenti: è evidente che il serpente, che di volta in volta ricompare in forme diverse, è un elemento centrale della fama dell’eroe: la sua vicenda inizia proprio con l’uccisione di un lindworm, una sorta di drago-serpente della tradizione vichinga. Anche suo figlio, Sigurd, miseramente sacrificato prima del tempo dalla serie TV, ha un serpente in un occhio. Ecco allora che la morte di Ragnar proprio per i morsi delle serpi assume un senso che invece nel telefilm mancava: è come se fin dal principio la fine dell’eroe fosse connessa con il lindworm, che peraltro, nonostante manchi nella serie, è invece una costante delle fonti più importanti che abbiamo su Ragnar. 

Ragnar nella storia. 

Viene ora da chiedersi se al fondo della leggenda vi sia una qualche verità. Ragnar Lothbrok è esistito davvero? 

In una cronaca danese (La Cronaca di Roskilde) datata 1138 viene menzionato un certo Lodbrok, o Lothpardus, quale padre del sanguinario re normanno Ywar e di alcuni suoi fratelli, tra i quali spiccano i nomi di Ubbi e Byorn. Stando alla fonte, Ywar e gli altri avrebbero raccolto al loro seguito un’ingente armata per attaccare il reame dei Franchi e successivamente la Gran Bretagna, senza però menzionare la questione della vendetta che è presente nelle saghe islandesi. Si nomina ancora un Regnerus Lothbrogh in una seconda cronaca leggermente successiva, ma è solo nel Gesta Danorum, un’opera danese risalente al XIII secolo e scritta dal cristiano Saxo Grammaticus, che si fa riferimento in modo più preciso a Ragnar Lodbrok. 

La vicenda in questo caso è ambientata nel IX secolo e Ragnar è presentato come un sovrano danese della corte di re Horik di Danimarca. La sua prima impresa è l’uccisione di un re scandinavo, che Ragnar compie assieme ad una feroce donna guerriera di nome Lagertha, che la fonte descrive come «un’abile amazzone» che «combatteva in prima linea tra i più coraggiosi e con i capelli sciolti sulle spalle». È la prima volta che compare questo nome: dal loro breve matrimonio Ragnar ha tre figli, un maschio e due femmine, delle quali vengono taciuti i nomi.

Storia e leggenda allora si mescolano e, ripudiata Lagertha, la fonte ci presenta Ragnar in viaggio verso la Svezia per abbattere due giganteschi serpenti velenosi posti di guardia alla dimora della principessa Thora. 

Come nel mito, Ragnar riesce ad uccidere i mostri e sposare la donna, dalla quale ha numerosi figli. Sono citati tra gli altri Sigurd Occhio-di-serpente, Bjorn Ironside e Ivar il Senz’ossa, oltre che Ubbe e Hvitserk nato da relazioni con altre due donne.

A differenza delle saghe islandesi, nella cronaca danese Ragnar porta a compimento una serie di vittorie vichinghe su grandi spazi: dalla Finlandia all’Irlanda, dall’Inghilterra alla Svezia e proprio in seguito ad un massacro dei suoi uomini in territorio irlandese, l’uomo decise di attaccare il re della Northumbria Aella, il quale lo getta in un pozzo pieno di serpenti

L’autore cristiano, Saxo Grammaticus, loda l’evento finale come una giusta punizione ad un uomo senza Dio, che più volte aveva mostrato disprezzo per la fede cristiana.  

Il Ragnar dell’Assedio di Parigi dell’845.

Un ulteriore Ragnar, chiamato anche “Reginherus”, è citato nelle cronache dell’Assedio di Parigi dell’845. Si è spesso tentato di identificare questo capo vichingo con il Ragnar delle saghe islandesi o delle cronache danesi, ma gli storici sono piuttosto concordi nell’affermare che si sia trattato di un personaggio ben diverso: dopo la fine dell’assedio, questo secondo Ragnar sarebbe salpato nuovamente verso la Scandinavia, senza tuttavia riuscire a raggiungerla: un’epidemia colpì la flotta e l’uomo morì durante il viaggio insieme a molti suoi soldati

Le somiglianze tra Reginherus e il Ragnar delle saghe sono numerose e anche la datazione sembra coincidere. Tuttavia non possediamo notizie ulteriori su di lui per affermare che si sia trattato della stessa persona: oltre agli Annales Bertiniani, che tramandano la vicenda dell’Assedio di Parigi, Reginherus non è citato da nessun’altra parte.

Uomo realmente vissuto, dunque?

Stabilirlo è molto difficile: è molto più probabile che il Ragnar presente nelle saghe sia derivato da un amalgama di eroi diversi, riassunti insieme in un’unica figura leggendaria, le cui gesta potrebbero essere in gran parte inventate. Alcune vicende storiche realmente accadute, di cui possediamo le fonti, non indicano riferimenti ulteriori: ad esempio, la morte di re Aelle, storico sovrano della Northumbria, sarebbe avvenuta a York nell’867 la battaglia contro le forze vichinghe ma non necessariamente come vendetta da parte dei figli di Ragnar. Anche i riferimenti all’aquila di sangue andrebbero presi con le pinze e perlopiù ridimensionati. 

Nulla esclude che i capi della Grande armata danese indicassero in Ragnar un comune progenitore, ma è comunque probabile che quest’ultimo fosse già a quel tempo un personaggio leggendario, sotto il cui stendardo i popoli scandinavi si riconoscevano senza nessun reale legame parentale. 


Fonti:

https://www.ancient.eu/Ragnar_Lothbrok/

https://www.wikiwand.com/en/Ragnar_Lodbrok

https://www.wikiwand.com/en/%C3%86lla_of_Northumbria

https://it.wikipedia.org/wiki/Ragnar_Lodbrok_(conte)

https://it.wikipedia.org/wiki/Gesta_Danorum

https://it.wikipedia.org/wiki/Ragnarr_Lo%C3%B0br%C3%B3k

https://it.wikipedia.org/wiki/Saghe_leggendarie

https://it.wikipedia.org/wiki/Sigfrido

https://it.wikipedia.org/wiki/Brunilde

https://it.wikipedia.org/wiki/Lindworm

Ventinove anni e un nome insolito. Ho cominciato a scrivere storie poco più tardi di quando ho cominciato ad ascoltarle, prima da mia madre, poi da mia nonna, poi da chiunque ne avesse una da raccontare.

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