La vera storia di Cenerentola
Ci hanno bombardato di Cenerentole sin da quando eravamo piccoli così, e tutti pensiamo di sapere come va la storia, ma qualcosa ci sfugge. Pronti a conoscere la vera storia che si cela dietro Cenerentola?
Prima che quel furbone di Walt Disney saccheggiasse il pezzo dalla Cendrillon di Charles Perrault, la storia di Cenerentola aveva già fatto il giro del mondo. Noi la conosciamo come la fiaba in cui i buoni vincono e i cattivi vengono puniti, ma in origine la storia non era così family-friendly. Già la versione di Perrault, ai suoi tempi, era un rimaneggiamento depurato e per “ricchi” di una vicenda che veniva da molto lontano.
La sua prima versione risale, pensate, addirittura al 2.000 a. C., e ai tempi delle piramidi. E da allora ad adesso se ne contano in giro centinaia di varianti, tutte simili e non identiche, ma tutte che convergono sempre su almeno tre punti:
- La fanciulla è una povera disgraziata rimasta orfana di uno o due genitori;
- Si salva per un intervento magico, che non sempre ha la forma di una fata;
- In tutte le versioni esiste una scarpetta, e puntualmente la protagonista se la perde.
All’ombra delle piramidi.
Nella sua prima apparizione, Cenerentola è una schiava, venduta dai pirati ad un ricco uomo egiziano. Il suo nome è Rodopi, che in greco significa “guance di rosa”. È stranamente bionda, con gli occhi verdi e la pelle chiara, mentre le sue colleghe schiave sono scure, con gli occhi neri e la pelle bronzea. Così Rodopi-Cenerentola è presa in giro per il suo aspetto fisico.
Come la sua lontana discendente disneyana, e come tutte quelle che verranno, Rodopi sgobba come una matta e subisce tutte le vessazioni del caso, tanto che il giorno del gran ballo alla corte del faraone, non ha modo di partecipare per le troppe incombenze. Ma Rodopi possiede un paio di sandali dorati, che un vecchio signore le he donato guardandola ballare; e mentre lei lava i panni al fiume, un falco, mandato dal dio Horus in persona, scende a rubarne uno e lo consegna al faraone.
Il resto è facile da immaginare: il faraone legge il volo della scarpa come un segno divino e manda i suoi uomini alla ricerca della fanciulla, che guarda caso possiede anche l’altro sandalo. Così i due convolano a nozze, e vissero per sempre felici e contenti.
Dalla Cina con furore.
Dal Medioriente all’oriente la storia un paio millenni più tardi emigra fino in Cina. Qui Cenerentola si chiama di Ye Xian. Rimasta orfana di entrambi i genitori ed è costretta a vivere con una matrigna cattiva. Suo unico amico è un pesce dorato, reincarnazione dello spirito materno, che tuttavia fa una brutta fine: la matrigna cattiva lo uccide e se lo mangia; ma Ye Xian conserva la sua lisca, che nel momento del bisogno si rivela magica.
Lasciata a casa durante la festa di primavera, la Cenerentola cinese ottiene così il suo splendido abito e sandali dorati proprio dalla lisca magica. La fiaba si conclude allo stesso identico modo: nella fretta di fuggire, Ye Xian perde una scarpetta, e il re di turno si mette alla ricerca della giovane con i piedi “più piccoli del regno” per farne la sua sposa.
E a questo punto è chiaro che il piedino piccolo di Cenerentola ha radici lontane: nel X secolo in Cina già esisteva la tradizione dei «piedi di loto», l’assurda usanza di deformare i piedi delle donne fino a farli entrare in scarpe non più grandi di una taglia 23. Così forse l’idea è giunta fino ai nostri giorni, e per ovvie ragioni.
La virtù non è dote di tutti.
Ma torniamo alla storia. Passano vari secoli prima che Cenerentola faccia finalmente capolino in Europa; nel 1634 Giambattista Basile pubblica in Italia La gatta Cenerentola (Lo cunto de li cunti). Il nome della protagonista è Zezolla, e non si tratta propriamente della brava e buona fanciulla che conosciamo: è lei ad uccidere la cattiva governante, rimpiazzandola però con una seconda governante ben peggiore e con sei figlie al seguito. La fiaba non è moralmente impeccabile, soprattutto perché la “buona” Cenerentola se la cava nonostante l’omicidio: aiutata da un seme di dattero magico, riesce nonostante le angherie a partecipare al gran ballo con un abito nuovo e un paio di pianelle ai piedi che… necessariamente perde sulla strada di ritorno.
E se vi stupisce l’omicidio iniziale, credetemi, non avete ancora visto niente.
Nel 1812 i sadici e truculenti fratelli Grimm stendono la loro versione di Ashenputtel, che si apre con la morte della madre e l’immediata entrata in scena di una malvagia matrigna. Come accade per La gatta Cenerentola, anche la Cenerentola dei Grimm riceve in regalo un seme magico, e per la precisione il seme del primo cespuglio che urta il cappello del padre partito per un viaggio: un nocciolo, che la fanciulla semina sulla tomba della madre. Niente fate, zucche, topini trasformati in cavallo: sono le colombelle sull’albero di nocciolo ad aiutare Ashenputtel in tutte le faccende che la disgraziata matrigna le appioppa e a donarle poi un abito d’oro e d’argento e scarpette di seta che naturalmente la sbadata perdere in occasione di un gran ballo; anche se questa volta la colpa non è sua, ma del principe che preventivamente ha cosparso le scale di pece. E fin qui tutto più o meno regolare, se non fosse che nel tentativo di infilare la piccola scarpetta al piedone delle sorellastre, la matrigna perversa consiglia alla prima di affettarsi un alluce, e alla seconda di tagliare via il tallone.
«Tanto quando sarete regine, non avrete bisogno di andare a piedi.»
Ma l’inganno è presto svelato da due colombelle e dalla scarpa ben condita di sangue; e se la storia per Cenerentola si conclude alla grande, lo stesso non si può dire delle sorellastre: le due colombelle cavano loro tutti e quattro gli occhi, destinandole alla cecità eterna. E vissero tutti… felici e contenti, più o meno.
Un best-seller internazionale.
La fiaba di Cenerentola a questo punto fa veramente il botto. Tutti i romanzieri d’Europa trascrivono la versione del loro popolo, tanto che nel 1883 la folklorista Marian Roalfe Cox ne raccoglie ben 345 varianti, che a distanza di mezzo secolo sono diventate ormai più di settecento. Quindi non stupitevi che sotto mentite spoglie Cenerella ricompare in Scozia, Irlanda, Inghilterra, Germania, Russia, Norvegia, persino in Vietnam! Le sue vicissitudini si somigliano, anche se di fate in giro se ne vedono ben poche. La fanciulla di solito è aiutata da animali magici, che quasi sempre personificano lo spirito della madre defunta, così che la magia che protegge Cenerentola dal male non è una magia qualunque, ma quella del primo amore materno, il più forte e potente, che sul finale salva anche Harry Potter.
Se volete conoscere le altre versioni meno note di Cenerentola, scrivetelo nei commenti. Quando ho per caso iniziato questo argomento, non avevo idea che fosse così lungo!
Ma prima di lasciarvi vi rivelo un segreto che forse non sapete sulla storia di Perrault. È certamente vero che questa più delle altre assomiglia a quella narrata da Walt Disney: già presenta la zucca e i topolini, prevede una Cenerentola più virtuosa e due sorelle meno sadiche, e soprattutto ci appare più elegante, raffina e aristocratica. Non serviva già più a spaventare i bambini, ma a divertirli. Qui però sorge un dubbio: come ha fatto Perrault ad inventarsi una genialata tale come la splendida scarpa di vetro che da sempre ci emoziona tanto?
Vetro, cristallo e scoiattoli grigi.
In realtà non fu proprio merito suo. Nella versione originale in francese Perrault scrisse che la scarpetta era di «vair», e cioè di pelliccetta di scoiattolo grigio, non di «verre». Ma le parole si somigliavano così tanto, che i traduttori successivi fecero un disastro e portarono alla fama uno dei più grossi errori di traduzione della storia!
E così Cenerentola mise ai piedi un paio di scomode ma romantiche scarpe di cristallo. E chissà se poi con due scoiattoli ai piedi ci sarebbe piaciuta tanto lo stesso?
Fonti:
K. Kubesh, N. McNeil, K. Bellotto, Cinderella stories around the world.
https://it.wikipedia.org/wiki/Cenerentola
https://it.wikipedia.org/wiki/Ye_Xian