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La vera storia di Frozen

Sarà capitato anche a voi di chiedervi: ma Frozen da dove viene? Piuttosto strana per essere una fiaba, un po’ sui generis anche per trattarsi di un cartone Disney: una storia decisamente tutta al femminile, dove sin dal principio non si capisce molto bene chi sia l’antagonista (dove sono andate a finire le buone vecchie funzioni di Propp?). Ma che ci crediate o no, anche Frozen in passato è stato una favola.

Pronti a scoprire quale?

In occasione dell’uscita al cinema di Frozen 2, io e Chiara di Bisticci di parole abbiamo pensato a questa collaborazione “da favola”, per raccontarvi la vera fiaba che si cela dietro il tanto amato film della Disney!

La regina delle nevi di Arendelle.

Benché il film sia apparso solo nel 2013, dovete innanzitutto sapere che la Disney la teneva in cantiere da oltre cinquant’anni. La storia non è decisamente tutta farina del sacco di zio Walt, ma in realtà per gran parte lo è: infatti è solo liberamente ispirata a “La regina delle nevi” di Hans Christian Andersen: quello che ha inventato la storia della Sirenetta, e poi l’ha fatta schiattare trasformandola in schiuma di mare – ma questa è un’altra storia.

Quindi sì, potremmo quasi dire che Elsa e Anna siano in qualche modo cugine della “pinnuta” Ariel, perché tutte e tre vengono più o meno dalla penna dello stesso scrittore. Tuttavia, se effettivamente Ariel, con le dovute differenze, compare in modo molto simile sia nel film sia nella fiaba, Elsa ed Anna non sono assolutamente i personaggi che Andersen aveva pensato per la sua “regina delle nevi”.

Tanto per cominciare perché Elsa, la “regina delle nevi” di Frozen, così complessa e dolce, protagonista indiscussa della storia, nel racconto di Andersen non era altro che una malvagia e a dir il vero poco colorita antagonista, che rapisce un ragazzino e lo tiene rinchiuso nel suo palazzo di neve fino al giorno in cui formerà con dei pezzi di ghiaccio la parola “eternità”.

Quindi niente genitori annegati in mare, niente “giorno dell’incoronazione”, nessuna fuga nel bel mezzo della tormenta, e decisamente nessun effetto speciale e super spettacolare per la bella e buona Elsa che all’improvviso si scopre indipendente. Nella fiaba di Andersen non ci sono sorelle, non ci sono finlandesi biondi accompagnati da una renna e soprattutto non ci sono troll. Ah, dimenticavo, non c’è nemmeno il belloccio superfigo che sul finale si rivela un cattivo.

La versione di Andersen.

La regina delle nevi nella sua versione originale è insomma una fiaba completamente diversa da quella che conosciamo. In soldoni la sua storia racconta tre diverse vicende:

  1. Quella di un gruppo di maghi cattivi, che forgia una sorta di specchio del male, il quale va poi in frantumi, disperdendo il male nel mondo;
  2. Quella di Gerda e Kai, due ragazzini molto amici che finiscono per dividersi a causa dei frammenti della specchio.
  3. E quella della regina delle nevi, che dà il nome alla storia, ma che poi fattivamente agisce molto poco.

I protagonisti della fiaba sono naturalmente Gerda e Kai, due amici inseparabili – che sarebbero innamorati se fossero più grandi, ma be’ sono due bambini e quindi sono solo amici. Stanno giocando indisturbati quando un frammento di specchio malvagio si conficca nel cuore di Kai, trasformandolo in vero blocco di ghiaccio: il ragazzo all’improvviso diventa sprezzante e cattivo; pianta in asso la sua amichetta, e finisce proprio tra le grinfie della paurosa Regina delle nevi, che lo incanta e lo trascina via sulla sua “grande slitta bianca”.

Questa parte in realtà più che a Frozen assomiglia davvero molto a Narnia, non trovate?

La storia prosegue attraverso le peripezie di Gerda, che si lancia in una lunga avventura tra Finlandia e Lapponia, alla ricerca di Kai. Un po’ come fa Anna quando s’incammina a maniche corte in mezzo alla neve per cercare sua sorella.

Ma nonostante Gerda assomigli davvero molto ad Anna, soprattutto perché è il personaggio più classico di tutta la storia, in quanto rappresenta l’amore puro, e come Biancaneve e Cenerentola è praticamente alla ricerca di un uomo da sposare; be’ nonostante questo, le avventure che affronta alla ricerca di sua sorella e non di Kai hanno davvero molto poco a che vedere con quelle che aveva immaginato Andersen.

Quindi dimenticate Olaf, la renna Sven e mamma troll: Gerda si imbatte invece in:

  1. Una strega che vuole tenersela in casa;
  2. Una cornacchia parlante;
  3. Una baby-brigantessa che prima vuole ucciderla ma poi diventa buona;
  4. Una donna lappone e una donna finlandese, che fate attenzione: sono due ruoli distinti;

E allora – solo allora – riesce finalmente a raggiungere il palazzo della malvagia regina delle nevi, dove è rinchiuso il giovane Kai; il quale peraltro sono circa due anni che siede a terra a cercare di comporre coi pezzi di ghiaccio la parola eternità. Così Gerda libera Kai, col beneplacito della regina delle nevi, che non sembra prendersela poi molto. E soprattutto: con le sue lacrime Gerda scioglie il ghiaccio nel cuore di Kai, facendolo tornare il bravo bambino di sempre.

Per cui mi sembra di capire che Gerda sia l’eroina indiscussa della fiaba, mentre la regina delle nevi è solo un pallido antagonista che in fin dei conti appare piuttosto innocuo. Ben diverso da Frozen, no?

Cos’è rimasto della fiaba.

In realtà, al di là dei singoli eventi, credo che ci sia un paio di elementi veramente simili tra le due storie che vale la pena di ricordare.

Il frammento di ghiaccio.

Eh sì, lo avrete pensato anche voi che l’idea, peraltro molto simpatica dello specchio del male mandato in frantumi, sia stata totalmente abolita in Frozen. Ma secondo me qualcosa di questa storia è rimasto: il frammento di specchio è descritto da Andersen come quel qualcosa che imbruttisce il cuore della gente, facendolo diventare freddo e duro come un pezzo ghiaccio. E non è esattamente quello che succede ad Anna quando Elsa le getta addosso la sua magia?

Con le dovute differenze, mi pare piuttosto evidente che la Disney abbia conservato l’idea del “cuore di ghiaccio”, nonostante lo abbia svuotato del suo significato originale.

Per Andersen, infatti, quella del “blocco di ghiaccio” era a mio parere soprattutto una metafora, e stava ad intende un cuore cattivo e impenetrabile, freddo come la neve. Ma quando La regina delle nevi è diventata Frozen, questo significato si è perso o è stato volutamente abolito. È rimasto solo il congelamento: quello che colpisce il cuore di Anna e la conduce poi alla morte.

Del resto la colpisce proprio al cuore. Sarà forse una casualità?

Le lacrime.

Ebbene sì, secondo me l’altro forte punto di contatto con Frozen sono le lacrime di Gerda. Pensate infatti al finale di Frozen. Dopo la morte per congelamento di Anna, Elsa l’abbraccia e… non inizia forse a piangere? Contemporaneamente Anna… non comincia a sciogliersi proprio a partire dal cuore?

Insomma, anche in questo caso qualcosa è rimasto, e non è certo l’unico caso di lacrime che “salvano qualcuno”. Vi dice niente il finale di Rapunzel? O quello di Harry Potter e la Camera dei segreti?

Come dico sempre, tutte le cose hanno un’origine lontana.

Eroine buone e cattive.

Ma perché, direte voi, la Disney ha scelto di ispirarsi a questa fiaba se poi l’ha cambiata quasi del tutto?

A dire il vero, il progetto originario di questo film doveva essere molto diverso. Per anni la produzione cercò di sceneggiare La regina delle nevi, ma non riuscì ad ottenerne i diritti e per questo dovette rimandare la cosa molto a lungo. Pensate che la prima idea era nata degli anni ’40, ma cominciarono a lavorare al film solo negli anni ’90, ben cinquant’anni dopo, e… be’, il pubblico era un tantino cambiato. Perciò la “regina delle nevi” di quella fiaba non era più molto attuale, e il suo personaggio doveva essere modernizzato.

Per questo Elsa fu il più controverso di tutti i personaggi del film.

E a tal proposito vi rivelo un segreto. Per molto tempo si pensò di farla cattiva: una malvagia regina delle nevi che avrebbe rapito Anna nel giorno delle nozze, per congelare il suo cuore e poi discendere su Arendelle con un’armata di pupazzi di neve. Solo in un secondo momento si sarebbe poi scoperto che Elsa non era veramente cattiva, ma solo vittima dei propri poteri… però a quel punto nessuno di voi avrebbe avuto il tempo per affezionarsi ad un cattivo che si redime solo nel finale.

Così ci vollero quasi altri vent’anni per riscrivere il suo ruolo. E, be’, alla fine, Elsa divenne quella che conosciamo: la dolce sorella dai poteri gelati che salva il mondo con la magia del suo amore fraterno. Non più la “la regina delle nevi”, ma Frozen.

Però chissà… scommetto che l’armata dei pupazzi di neve sarebbe stata carina da guardare!

Non perdere l’articolo di Chiara su La regina delle nevi!


Fonti:

H. C. Andersen, La Sirenetta e altre storie.

https://it.wikipedia.org/wiki/Frozen_-_Il_regno_di_ghiaccio

https://en.wikipedia.org/wiki/Frozen_(2013_film)

https://www.mondofox.it/2017/03/31/il-produttore-di-frozen-il-regno-di-ghiaccio-svela-la-versione-originale-del-film/

Ventinove anni e un nome insolito. Ho cominciato a scrivere storie poco più tardi di quando ho cominciato ad ascoltarle, prima da mia madre, poi da mia nonna, poi da chiunque ne avesse una da raccontare.

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