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Il significato delle Idi di Marzo: Giulio Cesare, Anna Perenna, i Mamuralia e i riti di magia

L’argomento di cui parliamo oggi è piuttosto singolare e nasce in collaborazione col giornalista Cristiano Vignali, che lo ha affrontato nel suo articolo, uscito lo scorso anno su LaNotizia.net. A questo sono state aggiunte delle parti, degli approfondimenti, di mio pugno. Trovate il video completo, come al solito, sul mio canale YouTube.

Si parla di storia, ma anche di mitologia: tutto comincia con l’assassinio di Giulio Cesare, avvenuto nelle ide di marzo del 44 a. C. Probabilmente la storia la conoscete, ma cercheremo di analizzarla sotto un’ottica particolare: quella simbolica e rituale, che sembrerebbe connetterlo con due importanti festività romane: i Mamuralia e le celebrazioni di Anna Perenna.

L’assassinio.

Siamo a Roma, in un giorno destinato a cambiare la storia: è il 15 marzo del 44 a. C. e nella Curia di Pompeo, oggi sita in località Torre di Largo Argentina, Caio Giulio Cesare viene assassinato con 23 pugnalate da una congiura senatoriale guidata da Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino. 

Così Svetonio, a distanza di più di un secolo, racconta l’evento nel suo De vita Caesarum:

«I congiurati circondarono Cesare mentre prendeva posto a sedere col pretesto di rendergli onore e subito Cimbro Tillio, che aveva preso l’incarico di dare il segnale, gli si fece più vicino come per chiedere un favore. Con un gesto, Cesare cercò di rimandare la cosa ad un secondo momento, ma Tillio lo afferrò per la toga e mentre lui gridava che fosse una violenza bell’e buona, uno dei congiurati lo colpì sotto la gola […] Fu trafitto da ventitré pugnalate, con un solo gemito, emesso sussurrando dopo il primo colpo; secondo alcuni avrebbe gridato a Marco Bruto, che si precipitava contro di lui: “Anche tu, figlio?”

Stando a Svetonio, il medico che visitò il corpo senza vita di Cesare annunciò che tra tutte l’unica ferita mortale era stata quella che aveva colpito il condottiero in pieno petto. I congiurati avrebbero voluto gettare il corpo nel Tevere, ma rinunciarono per paura del console Marco Antonio, e lo lasciarono lì dove rimase per molte ore, finché tre schiavi lo caricheranno su una lettiga e lo ricondussero a casa.

Perché tutto questo sia potuto avvenire in pieno giorno e nel cuore della capitale, potrebbe essere spiegato proprio partendo dalla data dell’esecuzione, il 15 marzo, quando a Roma si celebrava l’antica divinità Anna Perenna, il cui culto si svolgeva fuori città. Forse quindi c’erano in quella data, a Roma, meno persone del solito. 

Non solo: il 15 marzo era nell’Antica Roma una data dal forte valore simbolico. Ad Anna Perenna erano associati significati simbolico-rituali di rinnovamento e purificazione e, praticamente in quegli stessi giorni, tra il 14 e 15 marzo, si svolgeva anche seconda festività: i Mamuralia, che erano dedicati a Mamurio Veturio e che originariamente sancivano il passaggio dall’anno vecchio all’anno nuovo.

Prima dell’introduzione, nel 46 a. C., solo due anni prima, del calendario giuliano, che fissava al primo gennaio l’inizio dell’anno, l’anno romano iniziava infatti il primo marzo

Così, con ogni probabilità, il 15 marzo non fu scelto a caso: si sarebbe trattato di un giorno simbolico, durante il quale, attraverso l’eliminazione di Cesare, si cercò di gettare via il “vecchio” per propiziare l’inizio di una nuova grande fase della Res Pubblica: una fase libera da un tiranno su cui la Nobilitas Senatoria voleva gettare una sorta di damnatio memoriae. 

Le celebrazioni di Anna Perenna.

Poco lontano dalla via Flaminia, lungo la riva sinistra del Tevere, nell’Antica Roma esisteva un bosco sacro dedicato ad Anna Perenna, una divinità sui cui, tuttora, gli storici conoscono ben poco. Si sa che il nome di Anna Perenna compariva negli indigitamenta romani tra gli dei indigĕtes: le più antiche divinità riconosciute a Roma, e questo farebbe pensare che il suo culto fosse antichissimo. 

Probabilmente già gli stessi Romani avevano un’idea poco chiara della sua origine. Ovidio, nei Fasti, rintraccia addirittura sei diverse tradizioni, tra le quali spicca quella che la identifica Anna Perenna con l’omonima sorella di Didone, che, espulsa da Cartagine, sarebbe giunta nel Lazio e qui si sarebbe tolta la vita annegando nel fiume Numicio (o Numico). 

Il Numicio, connesso in più modi con la vicenda di Enea, era del resto uno dei più importanti fiumi della tradizione sacrale romana e proprio lungo il suo corso sorgeva, ad esempio, il sacrario dedicato a Giove deus indiges.

È molto probabile in realtà che il culto di Anna Perenna fosse antecedente allo stesso Enea: conosciuta già prima della fondazione di Roma, Anna Perenna sarebbe stata una divinità di origine italica, associata sin dal nome con l’inizio ciclico del nuovo anno. Nelle preghiere a lei rivolte, si chiedeva infatti: ut annare perennareque commode liceat, e cioè un prospero inizio del nuovo e una prospera fine del vecchio anno. Per questo le sue celebrazioni cadevano il 15 marzo, il mese che apriva il calendario civile prima della riforma di Giulio Cesare.

Immaginiamo che, al pari del nostro capodanno, anche il capodanno romano prevedeva riti collettivi a sfondo festoso e spesso licenzioso, che avevano con una certa ragionevolezza funzioni apotropaiche utili a frenare la paura del nuovo inizio. 

Situato fuori dalla città e secondo gli antichi (Marziale, IV, 64, 16) visibile dal Gianicolo, il lucus sacro ad Anna Perenna accoglieva ogni anno donne e uomini che banchettavano, cantavano e si divertivano. Come in un immenso picnic, i romani si sdraiavano a mangiare sull’erba e bevevano fino ad ubriacarsi. Pare che un brindisi diffuso fosse quello di bere una coppa di vino per ogni anno che si voleva ancora vivere. Secondo le parole di Ovidio, quella di Anna Perenna era una festa gioiosa e a chiaro sfondo erotico: una specie di grande Woodstock, durante la quale si intonavano canti e storielle oscene e le coppie si davano all’amore libero sdraiate sull’erba o sotto tende improvvisate, delle quale gli archeologi hanno riportato alla luce antiche parti lignee. Pare che molte donne perdessero la verginità in questa occasione e che, per questo, la festa avesse in qualche modo un carattere d’iniziazione, soprattutto per le ragazze.

Al centro del lucus sacro ad Anna Perenna si trovava una sorgente, che gli archeologi hanno scoperto solo nel 1999 nei pressi di Piazza Euclide. In questa sorgente sono stati rinvenuti piccoli oggetti che gli antichi romani gettavano come offerta alla dea; uova e pigne, simbolo di fertilità, monete di piccola taglia, ma anche strani manufatti associati a riti magici e maledizioni

Tra questi ultimi, si annoverano diverse decine di lucerne appartenenti ad epoche diverse. Sappiamo dalle parole di Ovidio e di Apuleio che anticamente i riti magici si svolgevano sempre di notte, quindi è probabile che le lucerne rinvenute nella fonte dedicata ad Anna Perenna fossero collegate a qualche sorta di rituale magico.

Non solo: da ciò che resta della fonte sono emerse circa una ventina di laminette di piombo con incise maledizioni e formule magiche, le così dette defixiones, e sette piccole figure umane che assomigliano in modo inequivocabile a statuette voodoo. A cosa serviva tutto questo? E perché si gettava proprio nella fonte di Anna Perenna?

Le defixiones si incidevano nel piombo, che era un materiale duttile e duraturo, e in genere s’infilavano in pozzi, in tombe, in fiumi o nelle fonti, come quella di Anna Perenna, poiché si credeva che questi luoghi fossero direttamente in contatto con le divinità degli inferi, che avrebbero esaudito le maledizioni. Era importante indicare la vittima con precisione, così che gli dèi sotterranei non colpissero un innocente: il suo nome veniva ripetuto più volte, spesso si aggiungevano descrizioni dettagliate e si chiedeva con chiarezza una qualche punizione che si aspettava di ricevere. Per esempio: strappare alla vittima entrambi gli occhi, prima il destro poi il sinistro.

Le bamboline voodoo romane.

Ci sono anche, tra gli oggetti rinvenuti nella fonte, sette piccole figure umane integre conservate in contenitori di piombo. Si tratta di manufatti realizzati con un impasto di latte e farina o di cera intorno ad un’anima di osso, sul quale erano incise lettere latine. Ogni statuetta presenta elementi fisici ben riconoscibili: occhi, bocca, organi genitali; alcune di loro hanno formule magiche incise sul corpo o sono volutamente “ferite”, ad esempio una di queste presenta un foro sul capo, un’altra è avvolta dalle spire di un serpente. È chiaro che questi elementi rappresentassero gli effetti di un possibile maleficio.

APSLEY HOUSE “La Carcasse: a Witch being drawn on the skeleton of a monster” signed by Jusepe RIBERA (1591-1652). WM 1580-1948

Ecco perché gli studiosi hanno pensato che si trattasse di antenati delle statuette voodoo. La nostra fortuna è che si sono conservate perché venivano infilate, spesso a testa in giù, dentro tre contenitori cilindrici di piombo, incastrati l’uno dentro l’altro a matriosca, i quali cadendo sul fondo della fonte si sono presto “fossilizzati” in uno strato di argilla privo di ossigeno e così sono giunti fino a noi. 

Non sappiamo quanto questo genere di pratiche fosse diffuso, ma secondo gli studiosi i contenitori che conservavano le statuette erano fatti in serie, e questo lascerebbe supporre che erano tanti i romani che ricorrevano a maghi e streghe per risolvere i problemi della loro quotidianità.

Il rito dei Mamuralia. 

Oltre alle celebrazioni dedicate ad Anna Perenna, tra il 14 e il 15 marzo a Roma si celebravano i Mamuralia, dedicati al fabbro Mamurio Veturio che sotto Numa Pompilio aveva realizzato undici scudi identici all’Ancìle, il Sacro Scudo di Marte piovuto dal cielo per volere del dio, con lo scopo di scongiurare la pestilenza che aveva colpito la città e testimoniare l’invincibilità militare di Roma, futura dominatrice del mondo. 

Secondo la leggenda, Numa Pompilio aveva commissionato gli scudi a Mamurio Veturio perché si confondessero con l’unico Scudo Sacro originario, che andava protetto. Insieme, infatti, gli undici scudi e l’Ancile di Marte costituivano gli Ancilia, che erano costuditi dal sacerdote Flamen Dialis, preposto al culto di Giove Capitolino. Nell’idea romana gli Ancilia erano fondamentali, poiché costituivano uno dei sette Pignora Imperii, letteralmente i “Pegni del Comando”, che garantivano l’Imperium, la Pax Deorum e la prosperità nei territori della Res Pubblica e delle genti che li abitavano. Se fossero andati perduti o rubati, l’intera comunità sarebbe stata in pericolo.

Il rito dei Mamuralia è menzionato solo dalle fonti più antiche, secondo le quali in occasione del 14 e 15 marzo si percuoteva con dei bastoni rituali un vecchio abito di pelle di animale, che rappresentava il vecchio anno, cacciato e allontanato per far spazio al nuovo. Questo tipo di celebrazione in realtà avrebbe origini antichissime, che si sono conservate anche in rituali pagani che accompagnano l’inizio della primavera e in particolare il carnevale. Tutt’oggi infatti è in uso, in alcune regioni d’Italia, l’eliminazione, la bastonatura e o il funerale del carnevale morto, rappresentato da un fantoccio che simbolizza l’anno vecchio.

Simbologia e storia.

Le celebrazioni in onore di Anna Perenna e i Mamuralia avevano quindi in comune un aspetto: simbolizzavano l’eterno ritorno del tempo, che andava in ogni caso propiziato correttamente per garantirsi un buon anno nuovo. Tornando allora a Cesare, è facile pensare che la scelta di quella data, il 15 marzo, avesse per riflesso un alto valore simbolico: quello di eliminare il “vecchio” per propiziare l’inizio di una fase che, almeno si sperava, sarebbe stata positiva per la Res Pubblica romana. 

Il cesaricidio fu del resto “celebrato” con una moneta particolare, coniata tra il 43 e il 42 a. C., sulla quale compaiono il volto di Bruto, assassino di Cesare, due pugnali di quelli che comunemente erano in dotazione presso l’esercito e una scritta “EID MAR”, e cioè “idi di marzo”. Si tratta di una moneta rara, da poco battuta all’asta per la cifra record di 3,5 milioni di dollari, che, secondo quando afferma Cassio Dione a distanza di un paio di secoli, serviva a dare un valore legittimo all’eliminazione di Cesare, come se questo fosse un atto dovuto alla patria, un simbolo della libertà finalmente ristabilita. 


Fonti:

A. Angela, Impero. 

https://agenziastampaitalia.it/cultura/cultura-2/45384-i-pignora-imperii-oggetti-sacri-garanti-dell-invincibilita-dell-impero-romanohttps://www.la-notizia.net/2020/03/16/il-significato-rituale-simbolico-dellassassinio-di-giulio-cesare/ 

https://agenziastampaitalia.it/cultura/cultura-2/45384-i-pignora-imperii-oggetti-sacri-garanti-dell-invincibilita-dell-impero-romano

http://discoveryabruzzomagazine.altervista.org/lantico-culto-di-anna-perenna/ 

https://it.wikipedia.org/wiki/Cesaricidio

https://it.wikipedia.org/wiki/Vite_dei_Cesari

https://it.wikipedia.org/wiki/Mamuralia

https://www.treccani.it/enciclopedia/anna-perenna_%28Enciclopedia-Italiana%29/

https://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_giuliano

https://www.treccani.it/enciclopedia/indigeti_%28Enciclopedia-Italiana%29/

https://www.treccani.it/enciclopedia/numico-o-numicio_%28Enciclopedia-Italiana%29/

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/moneta_rara_giulio_cesare_idi_di_marzo_bruto_venduta_asta_prezzo_milioni_dollari_sterline_quanto_vale_ultime_notizie-5556304.html

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Eid_Mar.jpg https://www.treccani.it/enciclopedia/defixiones_%28Enciclopedia-Italiana%29/

Ventinove anni e un nome insolito. Ho cominciato a scrivere storie poco più tardi di quando ho cominciato ad ascoltarle, prima da mia madre, poi da mia nonna, poi da chiunque ne avesse una da raccontare.

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