Novecento

Chi erano i Peaky Blinders: epoca vittoriana e niente rasoi – La vera storia dietro la serie TV

Ben vestiti, alla moda, col berretto a punta calato sulla fronte, la serie della BBC, poi passata a Netflix, non ha mentito poi molto su di loro: i Peaky Blinders furono davvero una gang criminale attiva a Birmingham tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Ne ho parlato con Rossella Lorenzo, su YouTube Rose – Drama Storyteller, in questo video.

Il gruppo era composto da giovani e giovanissimi e balzò all’attenzione delle autorità inglesi intorno al 1890, quando aggredì e ferì violentemente il signor George Eastwood, che abitava a Small Heath, nella zona sud-est della città. Un trafiletto comparso sulla stampa locale il 9 aprile di quell’anno parla infatti di «assalto omicida» eseguito dai «Peaky Blinders di Small Heath».

Small Heath, il quartiere dov’è ambientata la vicenda anche nella serie tv, era sul finire dell’Ottocento una zona periferica di Birmingham, abitata soprattutto della classe operaia. L’area era piena di baraccopoli sovraffollate, in cui le famiglie vivevano in condizioni di estrema povertà, e il crimine, grande o piccolo, rappresentava per molti un vero e proprio stile di vita: i giovani senza lavoro, spesso raccolti in gruppi, borseggiavano per le strade e le risse armate erano all’ordine del giorno. 

Gradatamente le bande più forti cominciarono a contendersi il controllo del territorio e lo fecero soprattutto con metodi violenti, risse e lotte e, via via che salivano nella gerarchia sociale, mettendo le mani nei settori tipici della criminalità organizzata: il gioco d’azzardo, le scommesse illecite, lo smercio di contrabbando. 

I Peaky Blinders non furono i primi e non sarebbero stati gli ultimi: sbaragliando la banda criminale degli Cheapside Slogger, che li aveva preceduti, raggiunsero l’apice del «potere» negli anni a cavallo tra i due secoli. La loro influenza tuttavia iniziò a scemare nel 1910, quando una terza gang, i Birmingham Boys, guidati da Billy Kimber – il cui nome, sono sicura, non vi è nuovo – li costrinse a lasciare la città per spostarsi nelle campagne. 

Ormai agli inizi degli anni ’20 i Peaky Blinders erano scomparsi, benché la loro fama abbia continuato a circolare ancora a lungo. Sembra infatti che negli anni a venire il termine Peaky Blinders sia passato ad indicare per antonomasia le gang criminali della zona

La prima differenza che si può notare con la serie tv sta dunque nell’ambientazione: gli anni Venti al posto della «Belle Époque». 

L’origine del nome.

Una seconda interessante differenza tra la serie tv e la realtà storica riguarda l’origine del nome «Peaky Blinders»: secondo la leggenda, citata anche nel telefilm, deriverebbe dalla pratica di cucire le lamette da barba nella visiera del cappello, peak, così che i membri della gang potessero utilizzarle come arma di riserva.

Stando infatti alle fonti storiche i rasoi di sicurezza intercambiabili furono messi sul mercato nel 1903 dalla Gillette, ma si trattava di oggetti di lusso, per cui è difficile crede che venissero usati come arma. Il mito sarebbe quindi nato molto tempo dopo il declino dei Blinders, probabilmente grazie ad un romanzo degli anni ’70, A walk down Summer Lane di John Dounglas. È però vero che la gang ricorreva di frequente ad armi improvvisate, come coltelli, attizzatoi e forchette.

L’ipotesi storicamente più accreditata sull’origine del nome è quindi un’altra: peaky, che vuol dire «appuntito», si riferirebbe a blinder, che in inglese significa «visiera» e designerebbe un tipo particolare di cappello, quello con la visiera appuntita. «Peaky Blinders» significherebbe dunque «quelli col cappello dalla visiera a punta».

 Secondo lo storico Carl Chinn, che ha dedicato uno studio alla questione, quel tipo di berretto tra Ottocento e Novecento non godeva di buona fama, perché rappresentava una certa categoria di individui di strada, che erano malvisti dalla gente comune. Si è pensato che i Blinders lo indossassero per distinguersi tra loro e forse anche per farsi riconoscere dagli altri: del resto, non avevano paura di essere visibili, anzi probabilmente la visibilità fu uno dei fattori del loro successo. Tutti nella zona dovevano conoscerli e sapere che le autorità potevano poco o nulla nei loro confronti. Era un segno del loro potere. 

L’abbigliamento.

Tratto distintivo della loro riconoscibilità era anche l’abbigliamento che indossavano: i PB, come mostra anche la serie, erano famosi per vestire in modo elegante e distinto. Oltre al berretto con la visiera a punta, portavano giacche, gilet e pantaloni a zampa d’elefante fatti su misura, fazzoletti al collo e stivali con la punta d’acciaio. I membri più ricchi sfoggiavano anche scarpe di seta, colletti inamidati e bottoni metallici, secondo uno stile in realtà piuttosto insolito per le gang del tempo.

Pare che anche le loro compagne vestissero con stile e abiti costosi: portavano perle, fazzoletti di colori sgargianti e frangette corte. È curioso che in inglese blinder significhi «spettacolare» e sembrerebbe che nel dialetto di Birmingham, ancora oggi, sia usato anche con l’accezione di «elegante da accecare»: potrebbe forse aver influito sul loro nome o il nome potrebbe, viceversa, aver influito sul significato di questa parola?  

Di certo l’abbigliamento costoso contribuì a dare ai Blinders un tono rispettabile: oltre a distinguerli dalle bande avversarie, spesso meno potenti, denotava benessere, ricchezza e potere, che pochi attorno a loro potevano permettersi. Gli abiti poi, come i berretti a punta, rendevano i i membri della gang facilmente identificabili dalle forze dell’ordine, che tuttavia poco potevano nei loro confronti: era quasi una forma di spacconeria impunita che, a ben guardare, è abbastanza tipica di molti gruppi criminali.

Organizzazione, azioni, crescita.

Nei sobborghi delle città industriali inglesi, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, era comune che bande armate, organizzate in gerarchie informali, si facessero la guerra tra i quartieri, assumendo potere a dispetto delle autorità. Il fenomeno era diffuso tra le regioni settentrionali e nel territorio delle Midlands. 

Quando i Peaky Blinders iniziarono a farsi conoscere, tra Small Heath e Cheapside comandavano i Cheapside Sloggers, famosi per picchiare indiscriminatamente la gente con cinte dalle fibbie molto pesanti. I Blinders, le cui età variavano dai 12 ai 35 anni, li sostituirono rapidamente. Uno dei fattori principali del loro successo fu la corruzione: molti uomini di potere o in posizione di comando, ad esempio nella finanza o nel governo, figuravano nei loro libri paga: i Blinders li corrompevano e questo diminuiva di gran lunga le possibilità che venissero arrestati.

Sul finire dell’Ottocento si cercò di frenare la loro avanzata istallando un comando di polizia irlandese a Birmingham, ma il tentativo fallì: i Blinders continuarono indisturbati le loro attività, fino ad ottenere un controllo notevole sulla città: si occupavano soprattutto di rapine, racket e controllo del gioco d’azzardo. Molti di loro erano allibratori, si occupavano cioè delle scommesse illecite, soprattutto nelle corse di cavalli, che erano l’unico gioco d’azzardo legale in Inghilterra. Sembrerebbe avessero un alto livello organizzativo e gerarchico, e molti suoi membri erano noti per l’eccessiva aggressività: attaccavano chiunque, senza distinzione di età, di sesso o di ricchezza.

Diversamente da quanto si vede nella serie, sappiamo, dalla testimonianza di una delle compagne, che anche il rapporto dei Blinders con le donne era contrassegnato dalla violenza: le maltrattavano e picchiavano. Una di loro raccontò: «se provo a parlare con un altro ragazzo non ha problemi a prendermi a calci».

I veri volti dei Peaky Blinders.

Secondo gli studiosi è molto difficile stabilire chi fossero davvero i Peaky Blinders: non si sapeva con esattezza già al tempo quanti combattenti di una gang fossero davvero dei Blinders e quanti invece sostenessero di esserlo solo per lo status che il nome dava loro.

In ogni caso, diversamente da ciò che si potrebbe credere, molti di loro erano poco più che dei ragazzini: nei racket finivano giovani e giovanissimi, che a loro volta venivano da situazioni disperate. Uno di loro, di cui conosciamo nome e cognome, si chiamava David Taylor e fu imprigionato all’età di soli 13 anni per possesso di pistola.

Tra i pochi altri volti dei Blinders che conosciamo ci sono Harry Fowles, detto «Baby Face», Ernst Bayles e Stephen McHickie, di 19 e 24 anni al momento dell’arresto. Ciò che sappiamo di loro è nelle foto segnaletiche scattate dalla polizia agli inizi del Novecento e nelle poche righe di descrizione che le accompagnano. Furono arrestati per piccoli crimini, i primi due per aver rubato una bicicletta e aver tentato di venderla, il secondo per aver fatto «irruzione in un negozio di tessuti». I tribunali del tempo li descrissero come «giovani sboccati» che si aggiravano «ubriachi» per le strade «insultando e rapinando i passanti».

Forse vi deluderà sapere che nella realtà non è esistito alcun Thomas Shelby, né, più in generale alcuna famiglia Shelby. Ma nel telefilm compaiono alcuni personaggi storici realmente esistiti.

I personaggi veri della serie.

Il primo è Billy Kimber, capo di un gruppo rivale, che i Blinders freddano sul finale della prima stagione. Billy Kimber, nato nel 1882, era effettivamente il capo dei Birmingham Boys, la gang che, a partire dagli anni ’10, sostituì i Blinders nel controllo delle aree industriali della città. Kimber nella realtà non fu sconfitto né ucciso dai Blinders: il suo gruppo, storicamente più rilevante, iniziò a crescere proprio negli anni che precedettero la Prima Guerra mondiale, costringendo i Blinders a lasciare Birmingham, finché questi gradatamente scomparvero. 

I Birmingham Boys erano allibratori piuttosto noti e cominciarono a farsi notare negli ippodromi delle Midlands, formando alleanze con altri gruppi criminali. Kimber fu probabilmente uno dei più potenti boss della criminalità organizzata inglese e morì solo nel 1942, dopo una lunga malattia. In un certo senso, quindi, si potrebbe pensare che in parte il personaggio di Tommy assomigli a lui, tanto più che la sua storia, all’apice del successo, si svolse proprio a cavallo degli anni ’20. 

Due personaggi storici realmente esistiti poi sono Sir Winston Churchill e Ser Oswald Mosley, che compaiono rispettivamente nella prima e nella quinta stagione. Churchill, che avrebbe poi guidato l’Inghilterra durante la Seconda Guerra mondiale, ci viene presentato nella veste di segretario di stato alle munizioni ed effettivamente nel 1919, dopo aver ricoperto il ruolo di ministro degli Approvvigionamenti durante la guerra, fu davvero ministro della Guerra e dell’Aviazione.

Mosley, che incontriamo invece all’inizio della quinta stagione dopo l’episodio del martedì nero di Wall Streetfatto storico anche questo, che ridusse in povertà molti speculatori del tempo – fu davvero un politico inglese di estrema destra attivo tra la metà degli anni ’20 e lo scoppio della Seconda Guerra mondiale. Diversamente da quanto si vede nella serie, nel 1929 fu eletto a Smethwick, ma aveva iniziato la propria campagna elettorale proprio a Birmingham, pochi anni prima, senza riuscire però ad entrare nel governo. 

Storicamente vera è infine la questione della sindrome da Shell Shock che si vede nel corso della prima stagione. Senza voler ricostruire i fatti storici in maniera fedele, infatti, il creatore della serie, Steven Knight, ha dichiarato di voler mostrare uno spaccato sulla vita inglese del XX secolo, ponendo l’attenzione soprattutto sui postumi della Prima Guerra mondiale. Per anni i soldati erano stati istruiti ad uccidere quotidianamente e il conflitto li aveva rimandati a casa psicologicamente «danneggiati e violenti a causa delle loro esperienze al fronte». 

È vero infatti che molti di loro, di ritorno dalla guerra, e non solo nel ’18 quando il conflitto finì, rientravano scossi e soffrivano di sindrome da stress post-traumatico. Nella prima stagione, non a caso, vediamo il protagonista, Tommy Shelby, tormentato dai postumi della vita di trincea: l’intento di Knight era mostrare quanto difficile, se non impossibile, fosse il ritorno alla normalità per gli ex soldati. 

Il video di Rossella.

Per approfondire il “Dietro le quinte di Peaky Blinders”, non perdere il video di Rossella Lorenzo: cast, personaggi, location, costumi e molto altro che probabilmente non sai sulla serie!


Fonti:

https://www.historic-uk.com/HistoryUK/HistoryofBritain/Peaky-Blinders/

https://it.wikipedia.org/wiki/Peaky_Blinders_(banda)

https://www.dailymail.co.uk/news/article-2417281/The-real-Peaky-Blinders-Victorian-gang-terrorised-streets-Birmingham-sewed-razor-blades-caps-headbutt-rivals.html

https://www.theweek.co.uk/79141/peaky-blinders-was-there-a-real-life-tommy-shelby

https://www.bbc.com/news/uk-england-birmingham-24047750

https://www.birminghammail.co.uk/whats-on/arts-culture-news/peaky-blinders-birmingham-cillian-murphy-7938754

https://www.birminghammail.co.uk/whats-on/tv/birminghams-peaky-blinders—fact-5912820

https://www.comingsoon.it/serietv/speciali/peaky-blinders-la-vera-storia-della-gang-di-birmingham/n97233/

https://www.popsugar.co.uk/entertainment/what-does-peaky-blinders-mean-46732863?utm_medium=redirect&utm_campaign=US:IT&utm_source=direct

https://it.wikipedia.org/wiki/Birmingham_Boys https://it.wikipedia.org/wiki/Oswald_Mosley

Ventinove anni e un nome insolito. Ho cominciato a scrivere storie poco più tardi di quando ho cominciato ad ascoltarle, prima da mia madre, poi da mia nonna, poi da chiunque ne avesse una da raccontare.

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