Curiosità

Breve storia del reggiseno: quando, come e perché le donne hanno iniziato a portarlo.

Con questo articolo torniamo un po’ alle origini: è da tantissimo tempo infatti che non dedico un appuntamento alla serie “curiosità” ed è arrivato il momento di farlo. La domanda che vi pongo allora è: chi ha inventato il reggiseno? Da quanto le donne lo indossano? Esisteva già nell’antichità oppure si tratta di un capo moderno?

I più antichi reggiseni della storia. 

Una delle primissime fonti a citare quello che potrebbe essere un antenato del moderno reggiseno è l’Iliade di Omero, dove si accenna ad una particolare «cintura ricamata» che la dea Afrodite avrebbe donato a Era per destare i desideri amorosi di Zeus. Omero chiama questo oggetto kestòs himàs e racconta come Afrodite se lo tolga dal petto e consigli ad Era di indossarlo.

Di cosa si trattava?

Gli studiosi non lo sanno con certezza: secondo alcuni sarebbe una sorta di talismano, secondo altri una cintura. Il fatto che sia “trapunto” o “ricamato” lascia supporre che si tratti di un oggetto di stoffa o di cuoio, uno strophion: ovvero una fascia passante sul petto e legata tra le scapole, che con una certa probabilità era utile a sostenere i seni. Associata ad Afrodite, doveva forse avere una connotazione sensuale e non è chiaro se le donne la indossassero quotidianamente o solo in occasioni particolari. Il strophion viene infatti nominato nella commedia di Aristofane Le donne alle Tesmoforie, ma non esistono raffigurazioni o dipinti che ne confermino l’uso nella vita di tutti i giorni.

Molto più evidente è invece l’uso dello strophion nel mondo romano, dove la parola venne adattata nella forma latina strophium o sostituita con sinonimi come mammillaria o fascia. Indumenti con questi nomi sono citati da autori come Marziale e Ovidio e compaiono nelle opere figurative del tempo: ad esempio nel mosaico di Villa Romana del Casale, datato IV secolo d. C., dove sono rappresentate delle ragazze che praticano sport indossando una vera e propria forma di bikini.

Pare che i romani considerassero poco attraenti i seni grandi e che per questo la moda suggerisse alle donne di contenerli. Lo strophium, che poteva essere di stoffa o di pelle, aveva la forma di una fascia piuttosto lunga: si faceva passare sulla schiena e poi si intrecciava sul davanti. Di certo non aveva la funzione di esaltare i seni, ma sicuramente permetteva di muoversi e saltare senza fastidi, ragion per cui era probabilmente utile per fare sport o giocare a palla. 

Non si sa tuttavia se le donne portassero lo strophium come biancheria intima o se si trattasse di un capo destinato a determinate occasioni oppure ad un certo gruppo di donne. Talvolta infatti lo strophium compare nei dipinti più spinti, come quello ritrovato a Pompei nella casa del Centenario, e questo potrebbe far pensare che lo indossassero le prostitute, oppure che le donne lo tenessero nei momenti d’intimità per non restare completamente nude con il loro partner. 

Il reggiseno nel medioevo. 

Con ogni probabilità le cose cambiarono con il medioevo. Benché poco si sappia sulla biancheria intima delle donne di quel tempo, un ritrovamento molto recente lascia supporre che il reggiseno fosse stato già inventato almeno sul finire del basso medioevo: quattro indumenti che assomigliano in modo inequivocabile ai nostri reggiseni sono stati ritrovati nel 2008 a Lengberg tra quasi 3000 frammenti tessili e sono databili al XV secolo. 

Due di questi sembrano quasi un incrocio tra una maglia e un reggiseno: coprono il décolleté, sono smanicati e arrivano appena sotto il busto. Il terzo ha invece due spalloni larghi e doveva presentare un cinturino posteriore per l’allacciatura. Il quarto è il pezzo più sorprendente: presenta due coppe triangolari unite tra loro sul davanti, un’allacciatura ad occhielli sul fianco sinistro e doveva coprire appena il torace. Al di là delle diverse forme, tutti e quattro gli esemplari sono impunturati ad ago sulle coppe e sulle spalline, così da ottenere non solo un effetto decorativo, ma anche di maggior sostegno. 

Sappiamo da fonti scritte risalenti al XIV e al XV secolo che alcune donne indossassero “borse per il seno” o “camicie con borse” contenitive, capi che gli uomini del tempo giudicano assolutamente indecenti. Resta però il mistero su quanto questi antichi reggiseni fossero effettivamente diffusi e quando abbiano cominciato a circolare. 

Dal corsetto al reggiseno.

Nel periodo rinascimentale la moda femminile fu ridisegnata. Vestiti scollati e dai tagli elaborati sostituirono gli abiti medievali, molto più semplici e accollati, pensati soprattutto con scopi pratici e non per sottolineare le forme. Secondo la leggenda sarebbe stata Caterina de’ Medici, moglie del re di Francia Enrico II, ad introdurre un capo che era destinato a riscuotere grande fortuna: il corsetto, che per diversi secoli svolse la funzione che oggi svolgono i nostri reggiseni: contenere, sostenere e anche esaltare i décolleté.

Per la prima volta si trattava di un indumento intimo, che almeno le dame di corte, anche per distinguersi dal popolino, mettevano quotidianamente sotto gli abiti. I primi modelli erano di stoffa irrigidita con la colla ed erano allacciati sul davanti. Ben presto però l’esigenza di sottolineare in modo quasi eccessivo le forme femminili aggiunse al corsetto parti contenitive più stabili, come stecche di osso di balena, avorio o legno, che venivano sagomate in forma sottile ed inserite all’interno, in modo che il corsetto assolvesse insieme a due funzioni: schiacciare i ventri larghi e spingere verso l’alto i seni, che quasi traboccavano dalle vesti, sottolineati anche da profonde scollature.

Tra il XVI e il XVIII secolo il corsetto divenne un capo indispensabile per le donne di corte. Si cominciò a portarlo anche sopra le vesti con scopo decorativo e lo si associò quasi subito con la così detta «guardinfante», l’antenata della crinolina: una struttura di acciaio o vimini che le donne mettevano sotto le gonne per gonfiarle e sostenerle. 

Procedendo verso l’Ottocento, il corsetto si modificò e si accorciò, fermandosi sopra il ventre per limitarsi unicamente a sostenere i seni, soprattutto durante il periodo napoleonico, quando si diffusero per le donne gli abiti in stile impero, ispirati alla classicità greco-romana, che presentavano gonne meno ingombranti e attaccate direttamente sotto il petto. 

Con il diffondersi della moda vittoriana però il corsetto tornò nuovamente ad allungarsi fino ai fianchi e prese una forma a clessidra, molto stretta in corrispondenza della vita, che spingeva in dentro la pancia e sottolineava il posteriore. Rimase in uso come indumento intimo almeno fino alla fine dell’Ottocento, quando col al diffondersi delle macchine da cucire divenne un capo piuttosto economico e alla portata dei più.

La sua forma tuttavia era diventata troppo contenitiva e sinuosa, tanto che dopo la metà dell’Ottocento si cominciò a pensare che indossarlo risultasse pericoloso per la salute: la vita troppo stretta comprimeva gli organi interni, compromettendo la fertilità femminile. Alcuni poi cominciarono a considerarlo un indumento frivolo e un po’ spinto, moralmente pericoloso per gli uomini, e a ciò si aggiunse la voce delle attiviste statunitensi che chiedevano abiti più comodi e pratici, per lavorare, ma anche per fare sport, arrivando a suggerire alle donne di bruciare i loro corsetti, considerati ormai un simbolo del potere degli uomini sulle donne. 

Così gradatamente il corsetto si modificò, si accorciò e assunse una forma simile a quella dei reggiseni moderni. Ancora per molti anni, però, furono solo le attiviste ad indossare il reggiseno, mentre le donne borghesi o aristocratiche continuavano a preferire i corsetti, spinte anche dalla moda, dal mercato e dalle pubblicità.

L’invenzione del reggiseno. 

Sono molte le ipotesi su chi abbia inventato per il primo reggiseno moderno. Alcuni primi esempi sembrerebbero risalire alla metà dell’Ottocento, ma fu solo nel 1889 che la francese Herminie Cadolle brevettò il primo corsetto a “due pezzi” della storia: un indumento intimo costituito da una parte inferiore ibrida, come una specie di cinta, che si posizionava sul ventre, e una parte superiore che sosteneva il seno mediante due spalline, proprio come un reggiseno odierno.

Qualche anno dopo, nel 1893, fu brevettato da Marie Tucek un indumento rafforzato con due piastre metalliche, ognuna delle quali sosteneva una coppa: era il primo reggiseno con ferretto della storia, ma almeno al principio ebbe poco successo: col circolare dei primi cartamodelli, infatti, le donne iniziarono a cucire i reggiseni da sole e presero ad indossarli come alternativa al corsetto, soprattutto quando erano in casa o per problemi di salute.

Fu tuttavia solo con lo scoppio della Prima Guerra mondiale che il corsetto venne meno: nei paesi coinvolti, gran parte delle industrie furono convertite per la produzione di guerra destinata al fronte e quando anche gli Stati Uniti entrarono nel conflitto, dopo il 1917, la U. S. Industries Board invitò le donne americane a non acquistare i corsetti, per non deviare i metalli dalla produzione bellica. Il fatto poi che in tutta Europa le donne andarono a sostituire gli uomini anche nei lavori più pesanti rese di fatto troppo scomodo l’uso dei corsetti, a vantaggio di abiti e biancheria più comodi.

Con la fine del conflitto, donne americane ed europee indossavano ormai il reggiseno, che in gran parte ridisegnò la moda femminile di quel tempo: scomparvero gli abiti sinuosi e le vite strettissime per fare emergere forme lineari e quasi androgine. I reggiseni, che erano poco più di semplici canottiere, venivano ancora prodotti in casa e non esistevano tutte le forme e le varietà di oggi. Bisognerà infatti aspettare gli anni Trenta perché il reggiseno, spinto dalla nuova industria e dalle campagne pubblicitarie, diventi un capo veramente alla portata di tutte. 

Il reggiseno nel XX secolo.  

Era il 1932 quando la S. H. Camp and Company, che produceva reggiseni, introdusse un nuovo metodo per classificare la taglia del seno femminile, creando quattro diverse coppe di forma e capienza che classificò con lettere che andavano dalla A alla D. Fino a questo momento i reggiseni venivano infatti acquistati solo in base alla grandezza, dalla small alla large

Il sistema piacque e gradatamente si diffuse. A partire dagli anni Trenta tutta l’industria che produceva reggiseni crebbe e venero introdotti miglioramenti circa le fibre, i tessuti, i colori e le forme. Si cominciarono ad usare gli elastici e le spalline regolabili, oltre che le coppe imbottite. Da anni ormai i reggiseni erano acquistabili per corrispondenza e le donne smisero di fabbricarli autonomamente, perché l’ampliarsi del mercato fece abbassare i prezzi. Gli Stati Uniti, che furono i protagonisti di questa produzione, cominciarono ad esportare questi capi all’estero e un nuovo cambiamento nella moda, che prevedeva un recupero delle forme flessuose di inizio secolo, incentivò la nascita di modelli sempre nuovi. 

Naturalmente lo sviluppo del cinema influenzò e accelerò la diffusione del reggiseno e anche lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale contribuì ad estenderlo a tutta la popolazione femminile: negli Stati Uniti le donne arruolate nei reparti ausiliari furono dotate di biancheria d’ordinanza, la quale comprendeva anche i reggiseni. Si arrivò a pubblicizzare questi capi come “protettivi” oltre che comodi ed agevoli. Nel 1941, da un sondaggio britannico sulla biancheria intima, emerse che in media le donne possedevano 1,2 reggiseni pro-capite e che in generale le lavoratrici agricole li indossavano più delle casalinghe.

Nonostante le ristrettezze della Guerra, il mercato riprese a crescere esponenzialmente con gli anni Cinquanta, quando tra le domande dei beni di consumo spiccavano ormai anche i reggiseni: la televisione, con le sue pubblicità, raggiungeva sempre più persone e il boom delle nascite creò un mercato specifico del reggiseno da allattamento. Così ancora una volta i tessuti, i modelli, i colori, le imbottiture e le elasticità vennero migliorati e il cinema fece il resto, trasformando il reggiseno in un capo d’abbigliamento indispensabile per la moda di quegli anni, che proponeva seni sostenuti e persino appuntiti.

Da allora in avanti la storia è cambiata a velocità sempre più rapida: mutamenti che prima avvenivano lungo un secolo si sono concentrati in pochi anni e a seconda dell’esigenze o delle mode, l’uso e il non uso del reggiseno hanno decretato di volta in volta le rivendicazioni e i cambi generazionali.


Fonti:

https://classicalstudies.org/annual-meeting/150/abstract/cognitive-life-kestos-himas

https://www.liberliber.it/mediateca/libri/p/pinza/il_vestiario_e_la_acconciatura/odt/pinza_il_vestiario.odt

https://en.wikipedia.org/wiki/History_of_bras

https://en.wikipedia.org/wiki/Clothing_in_ancient_Greece#Undergarments

https://books.google.it/books?id=9s9pBgAAQBAJ&q=strophion&pg=PA99&redir_esc=y#v=onepage&q=strophion&f=false

https://it.wikipedia.org/wiki/Guardinfante

https://en.wikipedia.org/wiki/History_of_corsets

https://en.wikipedia.org/wiki/Farthingale https://blog.nowthatslingerie.com/uncategorized/the-mystery-of-bra-sizing/2011/05/25

Ventinove anni e un nome insolito. Ho cominciato a scrivere storie poco più tardi di quando ho cominciato ad ascoltarle, prima da mia madre, poi da mia nonna, poi da chiunque ne avesse una da raccontare.

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